martedì 28 maggio 2013

ANONIME PUGLIESI, OVVERO TRIS DI "TAIEDDHRE"

"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo." (Romeo e Giulietta - atto II, scena II)
 
Se ci pensiamo è proprio così.

Questo mese la sfida lanciata dal MT Challenge ha aperto un dibattito sul nome più o meno corretto di cui il piatto oggetto della sfida stessa si pregia. Sinceramente non mi interessa molto il nome, chiamarla tiella, taieddhra, o risopatateecozze, non cambia la sostanza e gli ingredienti principali. Quand'anche il nome non fosse corretto non mi interessa granchè. Quel che è certo è che la ricetta proposta da Cristian, vincitore dello scorso mese, viene direttamente dai suoi ricordi d'infanzia, e rimanda a tante merende, a base di questa delizia, consumate in campagna, davanti a un campo di pannocchie. Se nel suo ricettario di famiglia questa preparazione ha preso il nome di taieddhra di riso, patate e cozze, così sia.
 
Nel dubbio - perchè fin'ora ne ho avuti mille - e per non offendere nessuno, le mie "taieddhre" resteranno tra virgolette, e se proprio vogliamo ribattezzarle, le chiameremo anonime pugliesi. Un pò come fece Manzoni per il suo Innominato, la cui figura incuteva talmente timore che l'autore decise che non dargli un nome avrebbe fatto ancora più effetto sui suoi "venticinque lettori".
 
Ma passiamo ora alle ricette, senza ulteriori indugi.
La "taieddhra" è una preparazione a base di riso, patate e cozze messi a crudo in un tegame, preferibilmente di coccio - da cui, si dice, prenda il nome (tiella) - e cotti in forno. Di seguito ve ne presento tre versioni, cotte nelle cocottine in pirex: la prima, quella classica; la seconda, la più prossima alla scomunica, con cozze, zenzero, lime e zucchine; e infine la terza, alla catalana, con code di gambero, cipolla e pomodori.

Anonime pugliesi, ovvero tris di "taieddhre"
 
 
Per la "taieddhra classica" di Cristian
 
 
per 3 persone, in un coccio di 15 cm Ø
 
150gr di riso Roma
1 patata media, per un peso totale di 200gr
750 gr di cozze
1/2 cipolla (io rossa) di media grandezza
2 zucchine di media grandezza, per un peso totale di 150gr
2 pomodorini ciliegino o 1 pomodoro medio
25 g di formaggio grattugiato (metà grana e metà pecorino)
olio evo di ottima qualità, preferibilmente pugliese
 
Vi riporto il suo procedimento di seguito per quanto riguarda la prima ricetta da me realizzata, ovvero quella classica, in rosso le mie note.
 
Per prima cosa bisogna pulire e aprire le cozze.
A questo proposito, una premessa. Le cozze dovrebbero essere aperte una ad una a mano a crudo. Perché solo così non si perde il sapore del mare. Però so benissimo che non tutti lo sanno fare o hanno la pazienza per farlo. Quindi, chi vuole può anche, dopo averle pulite per bene, aprirle nel modo tradizionale sul fuoco senza aggiungere nient’altro e senza farle cuocere troppo. Io, che sono un pò maniacale nel preparare cozze e vongole, - nel senso che se non sono pulite alla perfezione non le mangio - le ho fatte spurgare prima di pulirle e metterle in padella per farle aprire: ho sciacquato le cozze sotto l'acqua corrente, le ho messe in una bacinella capiente, con abbondante acqua e un pugnetto di sale grosso; ho coperto la ciotola lasciandole al buio per un paio d'ore. Quindi le ho scolate, sciacquate nuovamente sotto l'acqua corrente, raschiate e sono andata avanti con la cottura.
Per chi invece vuole provare, vi spiego come fare.
Raschiate le cozze per pulirle, togliete le alghe e quelle incrostazioni bianche che a volte si trovano attaccate alle valve (che sono delle conchigliette) e sciacquatele bene. Togliete a ciascuna cozza il bisso, che è quella specie di barbetta che fuoriesce dalle valve sul lato dritto della cozza, tirandolo lungo la fessura verso la parte a punta della cozza, altrimenti il mollusco rischierebbe di rompersi, ma se fosse troppo duro tiratelo verso la parte rotonda.
Quindi aprite le cozze una ad una posizionandovi sopra una ciotola in modo da raccogliere l’acqua che uscirà. Premete leggermente le due valve facendo pressione con il pollice e l’indice in maniera tale che le due valve si stacchino leggermente e infilate un coltellino dalla punta arrotondata a metà del lato dritto per aprirle raccogliendo la loro acqua nella ciotola, quindi togliete il mollusco dalle valve e conservatelo nella ciotola insieme alla sua acqua. Procedete in questo modo con tutte le altre cozze e riponetele in frigo.
 
Preriscaldate il forno a 160°.
 
 
Pulite tutte le verdure, sbucciate le patate e le cipolle, lavate zucchine e pomodori. Tagliate le patate, le zucchine e le cipolle a rondelle molto sottili, dello spessore di circa 1-2 mm, aiutandovi con una mandolina o un robot da cucina e mescolatele tutte insieme condendole con un po’ d’olio.
Ungete il fondo della teglia con un po’ d’olio e fate uno strato con metà delle verdure.
Sciacquate velocemente il riso in una scodella piena d’acqua, scolatelo e mettetelo nella teglia sopra lo strato di verdure livellandolo bene, dovrà formare uno strato molto sottile giusto a ricoprire leggermente le verdure, perché durante la cottura gonfierà abbastanza.
Mettete sopra al riso i pomodorini tagliati a pezzettini e quindi le cozze e poi tutta la loro acqua.Spolverate con metà del formaggio grattugiato e fate un altro strato sopra le cozze con le verdure rimaste.
Se fosse necessario e l’acqua delle cozze non fosse sufficiente (e normalmente è così), versate ancora un po’ d’acqua nella teglia, in maniera tale che arrivi proprio a filo dell’ultimo strato di verdure. Mi raccomando NON mettete sale perché l’acqua delle cozze è salatissima.

A questo punto spolverate con il formaggio rimasto e versate ancora un po' d'olio.
Infornate la teglia e fate cuocere a 160° per un’ora, un’ora e mezza, dipende dal forno, fino a che si sarà formata una bella crosticina dorata in superficie. Eventualmente nell’ultimo quarto d’ora di cottura potete alzare la temperatura del forno a 200°.

Per la "taieddhra" scomunicata
 
per 3 persone, in un coccio di 15 cm Ø

150gr di riso Roma
750gr di cozze
1/2 cipolla (io rossa) di media grandezza
1 zucchina media
1 patata piccola
1 pomodoro
olio evo di ottima qualità, preferibilmente pugliese
succo di un 1 lime
5 cm di radice di zenzero
25gr di formaggio grattugiato (metà grana e metà pecorino)
un pizzico di zucchero di canna
 
 
Il procedimento per le cozze è lo stesso della precedente. Passiamo quindi alla composizione della teglia: ungere il fondo della teglia con dell'olio e fate uno strato con metà delle verdure.
Sciacquate velocemente il riso in una scodella piena d’acqua, scolatelo e mettetelo nella teglia sopra lo strato di verdure livellandolo bene, dovrà formare uno strato molto sottile giusto a ricoprire leggermente le verdure,  perché durante la cottura gonfierà abbastanza.

Mettete sopra al riso di nuovo i pomodori tagliati a pezzettini e quindi le cozze e poi tutta la loro acqua, alla quale avrete aggiungo la radice di zenzero pelata e grattugiata finemente, il succo del lime e lo zucchero di canna (che serve per contrastare l'acidità dello zenzero e del lime). Spolverate con metà del formaggio grattugiato e fate un altro strato sopra le cozze con le verdure rimaste.
Se fosse necessario e l’acqua delle cozze non fosse sufficiente (e normalmente è così), versate ancora un po’ d’acqua nella teglia, in maniera tale che arrivi proprio a filo dell’ultimo strato di verdure. Mi raccomando NON mettete sale perché l’acqua delle cozze è salatissima.

A questo punto spolverate con il formaggio grattugiato rimasto e versate ancora un po' d'olio.
 
Infornate la teglia e fate cuocere a 160° per un’ora, un’ora e mezza, dipende dal forno, fino a che si sarà formata una bella crosticina dorata in superficie. Eventualmente nell’ultimo quarto d’ora di cottura potete alzare la temperatura del forno a 200°.
 
Per la "taieddhra" alla catalana


per 3 persone, in un coccio di 15 cm Ø
150gr di riso Roma
200gr di code di gambero e qualche gamberone
1/2 cipolla (io rossa) di media grandezza
1 pomodoro medio
1 patata piccola
olio evo di ottima qualità, preferibilmente pugliese
succo di un 1/2 limone
25gr di formaggio grattugiato (metà grana e metà pecorino)
un pizzico di sale
 
 
Tagliate a fette sottili la cipolla e il pomodoro, e metteteli a marinare con il succo del limone per 20 minuti circa. Ungete il fondo della teglia con un po’ d’olio e fate uno strato con i pomodori e le cipolle marinati e le fettine di patata tagliate sottili.
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Sciacquate velocemente il riso in una scodella piena d’acqua, scolatelo e mettetelo nella teglia sopra lo strato di verdure livellandolo bene, dovrà formare uno strato molto sottile giusto a ricoprire leggermente le verdure, perché durante la cottura gonfierà abbastanza.
Mettete sopra al riso i pomodorini tagliati a pezzettini e quindi le code di gambero lavate e scolate. Aggiungete metà del formaggio grattugiato fate un altro strato sopra le cozze con le patate rimaste.

A questo punto spolverate con il formaggio rimasto e versate ancora un po' d'olio. Irrorate con dell'acqua e con il succo di limone della marinatura per permettere al riso di cuocere.
Infornate la teglia e fate cuocere a 160° per un’ora, un’ora e mezza, dipende dal forno, fino a che si sarà formata una bella crosticina dorata in superficie. Eventualmente nell’ultimo quarto d’ora di cottura potete alzare la temperatura del forno a 200°.
 
Gustatele tiepide, o ancora meglio dopo 1 giorno di riposo, fredde. Ve ne innamorerete!

sabato 25 maggio 2013

PASTICCIOTTI LECCESI, PER L'MTC BLOG

La tradizione colloca la nascita del pasticciotto nel 1745 a Galatina, nella bottega pasticciera della famiglia Ascalone durante le festività di San Paolo, guaritore delle “tarantate”.
Nicola Ascalone si arrovellava per inventare una novità che potesse risollevare la critica situazione economica della bottega e tra una torta e un dolce si ritrovò un impasto e un po' di crema non sufficienti per cuocere un'altra torta. Decise allora di utilizzare questi resti ponendoli in un piccolo recipiente di rame facendone una piccolissima torta di crema che lui stesso definì un pasticcio. Mise ugualmente il pasticcio nel forno e lo regalò ancora caldo a un passante. I complimenti e le lodi si sprecarono. Il pasticcio risultò veramente ottimo e l'uomo ne volle qualcuno da portare in famiglia.
Nacque così il "pasticciotto de Lu Ascalone": il successo fu immediato e la voce si sparse. Appresa la buona novella, da tutta la provincia si recarono a conoscerlo, e data la sua bontà e dolcezza da povero Pasticciotto de lu Ascalone venne nominato Pasticciotto Leccese, sovrano incontrastato del regno dei dolci del Salento. Esiste da ben 265 anni ed è presente nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentare tradizionali redatto dal ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Croccante fuori e cremoso dentro da gustare molto caldo (attenti a non bruciarsi!) per rendere al palato tutte le sue migliori peculiarità nel sapore e nel profumo della crema.
 
Esistono inoltre anche delle varianti del pasticciotto classico che, oltre ad essere preparato nella sua classica forma di un piccolo tortino ovale, esiste anche nella forma di una torta rotonda, la torta pasticciotto. Inoltre oggi si trovano in commercio anche il pasticciotto profumato all'arancia, il pasticciotto con crema pasticcera e marmellata di amarene, il pasticciotto con crema al cioccolato e il pasticciotto nero fatto con pastra folla al cacao con all'interno o crema gianduia o crema al cioccolato o crema pasticcera e pezzetti di cioccolato.
 
E’ un dolce di una semplicità estrema, fatto di farina, zucchero, uova latte e strutto, ingredienti che potevano essere facilmente reperibili anche per tutte quelle massaie che non avevano la possibilità di acquistare ingredienti ricercati, ma che con ciò che avevano in casa, e con i prodotti derivati dall’allevamento, potevano produrre questi dolcetti tipici della loro tradizione culinaria.
 
Pasticciotti leccesi
dal blog deliciousalento.com
 
 
Per la pasta frolla:
 
500 gr di farina 00
250 gr di strutto
250 gr di zucchero semolato
150 gr uova
la punta di un cucchiaio di ammoniaca per dolci (io ho sostituito con pari quantità di cremor tartaro)
scorza di un limone e un arancia grattugiata finissima

Per la crema pasticcera:

1 lt di latte
5 tuorli (uova medie)
180 gr di farina 00
370 gr di zucchero semolato

Per la lucidatura:

1 uovo sbattuto

in più ci occorreranno:
 
Stampi ovali in alluminio (io ho utilizzato gli stampi per le barchette, leggermente ondulati, e quelli per le crostatine)

Per prima cosa vi consiglio di preparare la crema pasticcera, così avrà tutto il tempo per raffreddare.
 
Nella planetaria (o con la frusta a mano) sbattiamo i tuorli con lo zucchero, aggiungiamo la farina setacciata e aggiungiamo un po' di latte. Amalgamiamo bene il tutto versiamo il composto nel latte rimasto (a temperatura ambiente). Accendiamo a fiamma bassissima e mescoliamo fino a raggiungere il bollore. Per far in modo che la farina si cuocia bene e la crema abbia un gusto vellutato la cottura dovrà essere molto lenta! Appena giunge a bollore spegniamo il fuoco, trasferiamo la crema in una ciotola di vetro per farla intiepidire poi e successivamente trasferiamola in frigorifero coperta da pellicola a contatto.
 
Passiamo ora a preparare la frolla.
 
Nella planetaria (ma si può fare tranquillamente anche a mano) con il gancio K versiamo lo zucchero e lo strutto a temperatura ambiente e facciamoli amalgamare bene. IMPORTANTE! Se volete assaggiare gli originali pasticciotti leccesi, non sostituite assolutamente lo strutto con il burro, commettereste un sacrilegio e, di sicuro, non avreste il risultato sperato! E' proprio lo strutto che dopo la cottura donerà alla frolla quella caratteristica ed eccezionale friabilità che lo rende unico!
 
Aggiungiamo le uova, una alla volta lasciando incorporare ogni volta prima di aggiungere la successiva, e poi versiamo la farina, l'ammoniaca per dolci e la scorza grattugiata di limone-arancia e lasciamo impastare bene. Attenzione però a non montare la frolla, inglobando troppa aria potremmo rovinarne la consistenza.
 
La frolla va categoricamente lavorata fredda, quindi una volta terminato l'impasto ricopriamolo con la pellicola e facciamolo raffreddare in frigorifero per almeno un'ora ( possiamo preparare la frolla anche il giorno prima e conservarla in frigo o congelarla ed utilizzarla nei giorni seguenti dopo averla scongelata in frigorifero!).
 
Prepariamo i pasticciotti!
Prendiamo la frolla fredda, spolverizziamo leggermente il tavolo con la farina, facciamo un salsicciotto e tagliamo dei grossi tocchi di pasta di circa 5-6 cm di diametro. Con il palmo delle mani schiacciamo i pezzi di pasta ottenuti, lasciando la pasta alta circa 1/2 cm.


Senza ungere gli stampi, copriamoli completamente con la frolla e lasciamo che la pasta esca fuori dai bordi. Con un cucchiaio (o ancora meglio con una sac à poche) riempiamo completamente gli stampi con la crema e ricopriamoli con un'altro strato di frolla (stesa leggermente più sottile). Sigilliamo i bordi con cura , pizzicando i bordi, in modo che le due frolle si uniscano.

 

Con le dita premiamo sul bordo della frolla in modo da conferire al pasticciotto la sua tradizionale forma a cupoletta e con le mani eliminiamo la pasta in eccesso.  Una volta formati mettiamoli a raffreddare in frigorifero per un'ora: ( la crema fredda, una volta in forno, non andrà in ebollizione... altrimenti la frolla potrebbe spaccarsi o la crema fuoriuscire dai lati!)
 


La cottura è fondamentale: dev'essere veloce e ad alta temperatura, solo cosi' il pasticciotti si presenteranno perfetti. Prima di cuocerli spennelliamoli con un uovo sbattuto, poi inforniamoli (in forno rigorosamente preriscaldato) a 220° forno statico per 7'-8' , giriamo la teglia e cuociamo ancora per 3'-5'. Assicuriamoci che la cottura sia uniforme osservandone il colore: devono risultare ben dorati in superficie e sopratutto al centro, dove la cottura arriva solo alla fine. Dopo un paio di minuti fuori dal forno, si possono facilmente sfilare dagli stampi e farli raffreddare su una gratella.



Potete trovare questo post anche sul MTC Blog, qui.

fonti: deliciousalento.com
leccedafare.it

giovedì 23 maggio 2013

TORTE DECORATE DI MARZO E APRILE

Sono rimasta un pò indietro per quanto riguarda la pubblicazione delle torte decorate degli ultimi mesi. Quindi rimediamo subito subito!
 
La prima, in ordine di tempo: tema puffi! Mi sono divertita un sacco a preparare le decorazioni per questa torta, che mi ha riportato indietro nel tempo.. i puffi mi sono sempre piaciuti tantissimo!!

L'interno è una kinder fetta al latte, che adoro!
 

Passiamo ora a cars. L'interno è un pan di spagna classico, farcito con crema bianca al cioccolato. Le macchinine, i pneumatici e il cono stradale sono di plastica. La signora ha preferito così, in modo che il bimbo potesse toglierle e giocarci. L'idea per la torta è della meravigliosa Letizia, di Sogni di zucchero.


Quindi, passiamo a Ben10; di nuovo una fetta al latte. Ho fatto le decorazioni con la tecnica del collage e la scritta è tagliata a mano e sfumata con il pennellino e i coloranti alimentari.

 
L'ultima. La torta per il compleanno del fratello di Ale, che fa parte di un gruppo di bravissimi breaker.  Dentro una simil kinder delice, per cui va matto. Tutti i dettagli sono dipinti a mano; la figura del b-boy è fatta in gumpaste.
 

Alle prossime torte!

lunedì 20 maggio 2013

TORTA PAN DI STELLE, VELOCE VELOCE

Avete poco tempo, degli amici si sono invitati a cena. Zero idee sul menù, ma volete comunque fare bella figura e portare in tavola anche il dolce?
Vi sentite un pò giù, avete bisogno di quella coccola dolce e cercate una torta calorica, avvolgente e pure facile da preparare?
 
La torta pan di stelle è quello che fa per voi.
 
Si fa in pochissimo tempo con pochissimi ingredienti, si lascia riposare in frigo fino a poco prima di essere servita, e il figurone è assicurato: ci metto la mano sul fuoco!

Torta pan di stelle
 
 
per una tortiera da 24 cm di Ø
 
1 confezione da 700gr di biscotti pan di stelle
500gr di mascarpone
250gr di panna da montare
nutella q.b.
poco latte
 
Per prima cosa mettete la nutella a sciogliere a bagnomaria, a fuoco dolce.
 
Montate la panna. In una ciotola mettete il mascarpone e aggiungete la panna montata, poca alla volta, con una spatola in modo da inglobare aria.
Foderate la tortiera, preferibilmente a cerchio apribile, con della pellicola per alimenti. Iniziare a bagnare velocemente i biscotti nel latte- come si fa per i savoiardi nel caffè per il tiramisù - e disponeteli sul fondo della teglia, fino a coprirlo tutto.
 
Fate sui biscotti uno strato di crema al mascarpone, quindi versate la nutella, e spalmatela in modo da fare uno strato uniforme - non caricatela troppo nei singoli strati, altrimenti sarà troppo dolce e tenete presente che andremo a fare 3 strati - quindi fate nuovamente uno strato di biscotti, uno di crema, nutella, e di nuovo, biscotti-crema-nutella, terminando con uno strato di biscotti (avremo in totale 4 strati di biscotti).
Vi avanzerà della crema la mascarpone, tenetela da parte per la decorazione.
 
Mettete in frigo a rassodare per almeno 2 ore. Predisponete il vostro vassoio, e mettetelo a testa in giù sulla tortiera. Quindi girate sotto sopra in modo da avere il vassoio sotto e la tortiera sopra. Sfilate la tortiera e rimuovete la pellicola delicatamente.
 
 
Spatolate leggermente la torta aggiungendo della crema in modo da uniformare la superficie. Quindi spolverate la parte superiore con del cacao amaro.
 
Potete lasciarla così, oppure mettere tutto intorno biscotti pan di stelle, senza bagnarli e premendoli leggermente per farli aderire.
Potete lasciarla così, oppure scegliere di decorarla ulteriormente, da far invidia a un pan di stelle. Io decorato ulteriormente la superficie ritagliando delle stelle di pasta di zucchero bianca, 11 per la precisione, e ho completato con delle piccole palline di pasta di zucchero in modo da riprodurre il biscotto.
Altrimenti potete terminare decorando con dei ciuffetti di panna e delle scagliette di cioccolato.
 

venerdì 17 maggio 2013

SOGNANDO (ANCORA) L'EGITTO: FALAFEL DI CECI CON PANE PITA E SALSA TAHINA

L'Egitto mi è rimasto nel cuore.
 
Per le vacanze abbiamo scelto una meta estera lo scorso anno per la prima volta, e la scelta è caduta proprio sull'Egitto. Vuoi perchè è un viaggio che si programmava da tempo, vuoi perchè ho un cugino che lavora li da 9 anni - e che, per inciso, non tornerebbe mai in Italia (chissàperchè) - in un villaggio vacanze italiano come responsabile del Diving Center, vuoi perchè la mia ex coinquilina, innamorata dell'Egitto, mi aveva descritto i suoi viaggi così bene e con dettagli bellissimi, che ogni dubbio su "dove andiamo quest'anno in vacanza" è sparito.

La meta del nostro viaggio è stata Marsa al Alam, situata su una baia, sulla costa ovest del Mar Rosso, che fino a qualche anno fa era solo un piccolo villaggio di pescatori. Situata in prossimità del Tropico del Cancro, dove il Mar Rosso incontra il deserto del Sahara, Marsa al Alam è ricca di palmeti e mangrovie, con un mare ricco di biodiversità grazie alla presenza della barriera corallina: infatti è molto rinomata tra i subacquei per via dei molti siti d'immersione ancora incontaminati, in cui si possono incontrare facilmente delfini, il dugongo - che è un mammifero simile a un lamantino (tricheco) di cui è un parente prossimo - e squali martello. Inoltre, in alcune zone è facile avvistare anche alcune famiglie di tartarughe della specie caretta caretta.

Fino a quando ci torneremo, spero presto, terrò stretti nel cuore i panorami, l'ospitalità e la cordialità, la natura incontaminata, le immersioni e lo snorkeling, le escursioni e i racconti degli egiziani, la cucina.
Il nostro villaggio era italiano, frequentato principalmente da italiani e, ça va sans dire, con un cuoco italiano. Una volta alla settimana, c'è la serata a tema egiziano, quindi cibi egiziani, dolci egiziani, cuochi egiziani, beduini che mostrano la cucina beduina - cottura del pane ecc.- ed è li che l'ho assaggiato: il primo falafel della mia vita, buonissimo!
 
Il falafel è una preparazione tipica di tutto il medioriente, che differisce negli ingredienti da paese a paese, ma rimane comunque a base di legumi secchi messi in ammolo (principalmente fave, ceci e in misura minore fagioli), frullati insieme a spezie e aromi (cumino, coriandolo, cipolla e aglio i principali), fritti in forma di palline a volte rotolate nei semi di sesamo e accompagnati poi con la salsa tahina, contorni vari (principalmente pomodori e cetrioli) e pane; in egitto è preparato con le fave, infatti ha un colore interno verde brillante, e io l'ho mangiato dentro un "guscio" di pane pita, servito con salsa tahina, cetrioli e pomodori.
 
il falafel che ho mangiato in egitto quest'estate
Ha un costo basso, si prepara facilmente ed è buonissimo!
 
Falafel di ceci con pane pita e salsa tahina
 
 
per circa 8 polpettine
 
180gr di ceci secchi ammollati
meno di 1/4 di cipolla
1 spicchietto d'aglio (io l'ho omesso perchè non lo digerisco)
coriandolo fresco
prezzemolo fresco
sale
1 pizzico di lievito in polvere per dolci
 
per la pita (4 pani) ricetta dal blog aletheonlykitchen
 
250gr di farina 00
3gr di lievito secco o 7,5di quello fresco
1 cucchiaino di zucchero
acqua tiepida q.b.
olio evo
sale
 
per la salsa tahina ricetta dal blog burroemiele
 
15gr di semi di sesamo
15gr di olio evo
succo di limone
paprika
 
in più avremmo bisogno di
 
olio di semi per la frittura
pomodori
cetrioli

La sera prima di preparare i falafel, mettete a bagno i ceci in acqua fredda.
La prima cosa da fare il giorno dopo, è impastare la pita: mischiate la farina e il lievito secco (oppure sciogliete il lievito fresco in poca acqua tiepida, aggiungendo un cucchiaino di zucchero e lasciandolo da parte finchè si sarà formata una schiumetta); azionate la planetaria, e iniziate ad aggiungere l'acqua impastando (e il composto di lievito se avete usato quello fresco), fino ad ottenere un composto morbido e liscio, continuando a farlo incordare finchè si stacca perfettamente dalle pareti della ciotola e aggiungendo il sale poco prima della fine della lavorazione. Lasciate lievitare per almeno 2 ore, ungendo le pareti della ciotola con dell'olio evo e proteggendo l'impasto da eventuali correnti d'aria.

Trascorso il tempo di lievitazione, prendete l'impasto e lavoratelo brevemente sul piano infarinato. Dividetelo in parti uguali e ottenete dei pani tondi stendendoli con l'aiuto di un matterello infarinato all'altezza di 1/2 cm. Ponete ogni pane su un pezzo di carta forno, così sarà più facile trasferirlo sulla teglia per la cottura. Coprite con un telo umido e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Accendete il forno alla massima potenza per 20 minuti. Dopo 10 minuti ungete una teglia con dell'olio evo e mettetela a scaldare in forno, in modo che sia rovente, ma senza che l'olio bruci. Quando sarà ben calda, fate scivolare ogni pane sulla teglia, spennellate leggermente la superficie con dell'acqua tiepida affinchè non bruci e cuocete per 6-7 minuti, girando poi il pane per un paio di minuti per farlo cuocere anche sotto.


Conservate i pani ancora caldi in un sacchettino di plastica di quelli del congelatore fino al momento di servire, affinchè mantengano la loro morbidezza.

Prepariamo ora la salsa tahina. Tostiamo in una padella calda i semi di sesamo che dovranno essere coloriti, ma non scuri. Una volta terminata la tostatura traferiamo i semi su un piatto in modo da bloccare la tostatura.


Lasciare intiepidire qualche minuto, quindi con l'aiuto di un frullatore con le lame d'acciaio abbastanza potenti frulliamo i semi di sesamo tostati. Dovremo ottenere una pasta, abbastanza soda. Quindi gradualmente iniziamo ad aggiungere l'olio evo, in modo da emulsionare bene la salsa che dovrà essere liscia e fluida. Se è troppo densa, aggiungete pian piano altro olio evo fino a raggiungere la consistenza desiderata.
La salsa così ottenuta è pronta. Per essere consumata insieme ai falafel dobbiamo aggiungere succo di limone e paprika q.b. .

Adesso possiamo passare a preparare i falafel. Scoliamo e sciacquiamo i ceci messi in ammollo la sera prima. Frulliamo insieme alla cipolla, l'aglio, il coriandolo, il prezzemolo, un pizzico di sale e il lievito. Per quanto riguarda quest'ultimo, se intendiamo preparare l'impasto per i falafel in anticipo, evitiamo di aggiungere il lievito, che va messo poco prima della frittura.
Preleviamo poco impasto alla volta e formiamo delle palline delle dimensioni di una noce, rotolandole poi nei semi di sesamo - io me ne sono dimenticata!



Friggiamo in olio ben caldo fino a doratura.

A questo punto possiamo comporre il tutto.


Tagliamo la pita a metà, mettiamo al suo interno un paio di palline di falafel leggermente sbriciolate con le mani, pomodori e cetrioli precedentemente tagliati a pezzetti, e la salsa tahina. Gustate!

Grazie a Eleonora, di Burro e miele per avermi aiutata con i suoi preziosissimi consigli per preparare la salsa!

martedì 14 maggio 2013

PANCAKES ALLE FRAGOLE, PER INIZIARE CON SPRINT

Inizia il periodo dello studio matto e disperatissimo, in vista della sessione estiva di esami, sulla quale non mi pronuncio.......

Iniziare la giornata, ora che inizia a fare caldo, che ci sono più impegni, e che si vorrebbe restare a letto a pisolare "ancora un pò", è sempre più dura..
Domenica, per la festa della mamma abbiamo invitato a pranzo i miei e i genitori di Ale, e la mia mammina premurosa mi ha portato una decina di uova freschissime.  Per buttarmi giù dal letto ieri, mi sono preparata questi pancakes, con uno di quegli ovetti freschi freschi.
 
Pancakes alle fragole e miele di acacia
 
 
1 uovo
1 cucchiaio di zucchero
4 cucchiai di farina
1 punta di cucchiaino di estratto di vaniglia
latte q.b.
un pizzico di sale
 
in più ci serviranno
10 fragole già pulite
1 cucchiaio di zucchero
succo di limone
miele di acacia (io Miele di Acacia RdA)
 
Si sbattono le uova con lo zucchero, si aggiunge la farina, il sale e il latte, poco alla volta. La pastella deve essere densa.

Tagliate a pezzi le fragole, condite con zucchero e limone e lasciate a macerare affinchè rilascino il loro succo.

Scaldate a fuoco medio una padella antiaderente (io Illa Pearl) senza ungerla. Quando sarà rovente, abbassate leggermente il gas e versate al centro un mestolino di pastella.
Lasciate cuocere. Quando la superficie sarà cosparsa di "buchini" e i bordi ambrati, è il momento di girarla per cuocere l'altro lato. Far dorare e impiattare.

Impilare nello stesso piatto 3 o 4 pancakes. Cospargere con le fragole ed irrorare con un cucchiaio abbondante di miele di acacia. Accompagnate con una tazza di latte freddo, o con uno yogurt al naturale.

mercoledì 8 maggio 2013

CORNETTI SFOGLIATI SENZA UOVA, PER UN DOLCE RISVEGLIO

Io e la pasta sfoglia ci siamo incontrati solo un paio di volte, senza che nessuno dei due restasse particolarmente colpito dall'altro. Nello specifico, ho provato a farla solo con una ricetta furba e veloce, che non necessitava delle canoniche "pieghe" - la ricetta in questione, postata da SweetAle tempo fa sul forum di Chiara, la trovate qui: il risultato era fantastico, una pasta sfoglia che sembrava sfogliata, senza fatica, bisogno di riposi o pieghe.
 
E' passato del tempo e un giorno, sul blog di Chicca ho visto dei magnifici pain au chocolat,  con la ricetta di Aria... l'unica pecca? bisognava fare la pasta sfoglia con tutti i santi crismi, con pieghe, riposi, e tanto olio di gomito. Li ho preparati il 24 aprile, in occasione di una cena, con pernottamento, alla casetta in campagna di Ale con tutti gli amici. La mattina del 25 ho risvegliato la truppa con l'inconfondibile profumo dei cornetti caldi, e non vi nascondo che il profumo ha inebriato anche me.. la giornata è partita con una marcia in più!!
 
Cornetti sfogliati e pain au chocolat
 

300 g di farina manitoba
300 g di farina 00
400 ml di latte
70 g di zucchero
la scorza grattata di 1/2 arancia
1 cucchiaio di miele
4 g di lievito di birra secco
15 g di sale
300 g di burro per la sfogliatura
cioccolata a pezzi
 
Impastare nella planetaria - ma l'impasto può essere fatto anche a mano - le farine, la scorza dell'arancia, il latte, lo zucchero, il miele e il lievito secco. Amalgamate il tutto e poi aggiungete il sale.
Lavorate finchè l'impasto sarà liscio ed omogeneo. Quindi coprite la ciotola con della pellicola per alimenti e lasciate riposare l'impasto per un'ora.

Stendete su un foglio di carta forno 300gr di burro tagliato in fette sottili, posizionate una di fianco all'altra, abbastanza strette in modo che non ci siano buchi, e che si formi un rettangolo.
Riprendete l'impasto e stendetelo a formare un rettangolo dell'altezza di 1cm. Posizionate su questo rettangolo il burro, in modo che copra 2/3 dell'impasto base, e che 1/3 sia "libero".
Ora partiamo con le pieghe. Qui, lo schema per effettuarle, che è davvero utilissimo specie se non si ha dimestichezza con la sfoglia.
 
Nella prima piega è la parte del rettangolo di base che deve essere portata per prima verso il centro; quindi si procede a piegare l'estremità opposta, sempre verso il centro. Stendete ora nuovamente il rettangolo di pasta fino a fargli assumere le dimensioni iniziali, e piegate ancora una volta le estremità verso il centro. Incredibile, ma vero, la prima piega è andata! Ora dobbiamo trasferire il tutto su un vassoio, coprire con della pellicola, e riporre in frigo per un'ora.
Trascorsa l'ora di riposo, ripetete dall'inizio il procedimento per la seconda piega, come per la prima, quindi nuovamente un'ora in frigo, poi la terza piega e così via fino ad arrivare a 5 pieghe intervallate ognuna da un'ora di riposo.

Fatte tutte le pieghe potete stendere l'impasto, sempre nella forma di un rettangolo, a un'altezza di 1/2 cm, quindi procedere a tagliare dei triangoli, se desiderate dei croissant, oppure rettangoli (con lato 10x5), se volte fare i pains au chocolat.
 
Per i croissant, procedete così: arrotolate ciascun triangolo, partendo dalla base verso la punta, allungando la punta tenendola con le dita, mentre arrotolate, e posizionandola sotto il rotolo, in modo che i croissant non si aprano in cottura.
 
Per i pain au chocolat, procedete così: posizionate all'estremità di ogni rettangolo - nel lato corto - un pezzo di cioccolato fondente (io ho usato le gocce), e arrotolate.
 
Posizionate i pezzi ben distanziati tra di loro, perchè cresceranno un bel pò, su una placca da forno, rivestita con carta forno. Coprite con la pellicola e lasciate lievitare per 2-3 ore. O anche tutta la notte, se li fate la sera prima.
 
 
Infornate a forno già caldo, a 180° - statico - per circa 20 minuti.

 
I croissant e i pain au chocolat si possono congelare crudi, prima della lievitazione, mettendoli in un sacchetto per il freezer, scongelandoli poi la sera prima, lasciandoli a lievitare tutta la notte sulla teglia già rivestita da carta forno e procedendo normalmente con la cottura l'indomani.

domenica 5 maggio 2013

DI FRAGOLE E AMORE

Vi sentite mai felici, felici, felici?

Per me è un periodo positivo, e voglio sfruttarlo appieno.
Ho deciso che è il momento di prendere tutte le piccole gioie quotidiane e di gioirne.
Saranno mesi di fuoco, e non voglio anticipare nulla su nulla finchè non sarò a un passo dalla meta. Chiamatela prudenza; chiamatela scaramanzia... il fatto è che la fortuna è cieca, ma la jella ci vede benissimo!

Cercherò di essere attiva sul blog come sempre nell'ultimo periodo, postando sempre nuove cose, e portando avanti impegni e sfide. Ma se non mi faccio troppo viva, saprete - più o meno - il perchè!
Inoltre sarò, spero, impegnata - sempre se tutto va come deve andare - anche su un altro fronte, ma non voglio svelarvi ancora niente..... ^_^
 
Guardate un po' cosa ho scoperto oggi sul mio davanzale?
 
 
Qualche tempo fa avevamo messo due piantine di fragole, senza pretese, per la serie "vediamo cosa ne esce fuori" e stamane, quando sono andata a controllare se avevano bisogno di acqua ho scoperto che sono spuntate tre timide fragoline. SSosoddisfazioni!!!
 
Vi terrò aggiornati!
 
Un paio di settimane fa, ho trovato al supermercato una cassettina da 2 kg di fragole in offerta, erano bellissime e mature, perfette per essere trasformate in una squisita confettura!
 
Confettura di fragole e vaniglia
 
 
Per 4 vasetti da 250 ml
 
2 kg di fragole mature
800 kg di zucchero
due cucchiaini di estratto di vaniglia naturale
 
Lavare e mondare le fragole, e tagliarle in piccoli pezzi. Mettete le fragole in una pentola capiente dal fondo spesso, insieme allo zucchero e mescolate.
 
Mettete dunque su fuoco basso e mescolate di tanto in tanto. Se usate il metodo del mattone, non ne avrete nemmeno bisogno.
Lasciate sobbollire finchè le fragole saranno quasi del tutto disfatte, ci vorrà circa un ora e mezzo. Aggiungete l'estratto di vaniglia e mescolate bene.
Se desiderate una confettura senza pezzi, armatevi di frullatore a immersione e frullate, altrimenti lasciatela così com'è e invasate, nei vasetti precedentemente sterilizzati e con le capsule nuove.
Lasciate freddare completamente i vasetti, controllate l'avvenuto sottovuoto e riponete nella dispensa per almeno un mesetto.
 
Resistere alla tentazione di aprire uno dei vasetti preparati sarà dura, ma fatelo e quando lo aprirete il profumo vi inebrierà! Fantastica sul pane fresco, sulle fette biscottate e per preparare biscotti e crostate: fatene una bella scorta per gustarla tutto il prossimo inverno..

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