martedì 25 marzo 2014

FOCACCIA FARCITA CON IL LIEVITO MADRE

Il mio lievito madre ha compiuto due mesi tre giorni fa, e io sono una genitrice veramente orgogliosa!
 
Questo mondo è nuovo per me e ho tantiiiiiissime cose da imparare, sicuramente qualche volta sbaglierò anche, ma ho tanta voglia di provare. Ho mangiato per 26 anni prodotti fatti con il lievito di birra che consideravo ottimi, ma quando ho provato quelli fatti con il lievito madre... non c'è paragone. E' un sapore diverso, che non capisci se non assaggi.

Mi ricorda il profumo che sentivo da bambina in un panificio vicino casa, quando la proprietaria, amica di mia madre, mi faceva entrare nel laboratorio: mi incantavo a vedere le grandissime impastatrici che lavoravano quelle masse gigantesche ed emanavano un profumo inebriante, inconfondibile. Poteva anche lasciarmi sola per qualche minuto, mi ritrovava esattamente dove mi aveva lasciato, ipnotizzata davanti ai bracci meccanici che impastavano.
La focaccia è diventata un appuntamento settimanale fisso a casa nostra, ci piace troppo! Questa volta ho provato a farla in modo diverso, mettendo una farcitura all'interno di prosciutto cotto e mozzarella passita - che ho scoperto qui a L'Aquila, e che sarebbe, se non erro, la provola non affumicata. Mi credete se vi dico che era una goduria pazzesca?
 

Focaccia farcita con il lievito madre
 
 
lievito madre rinfrescato
prosciutto cotto
mozzarella passita o provola
sale
olio evo
acqua
 
Il procedimento è lo stesso che per l'altra focaccia, semplicissimo.
Si parte con il lievito madre rinfrescato. Facciamo un rapido riepilogo su come procedere per il rinfresco.
 
Tiro fuori il mio lievito madre dal frigo qualche ora prima del rinfresco - diciamo alle 13 -, in modo che torni a temperatura ambiente e che quindi i microrganismi al suo interno si "sveglino". Voglio panificare, quindi procedo al rinfresco - sono trascorse due ore da quando l'ho tirato fuori dal frigo, quindi sono le 15 circa - facendolo su tutto il mio lm e non solo su una parte.
In una ciotola peso il mio lm che era di 800g, aggiungo la metà del suo peso di farina, quindi 400g e acqua tiepida per 1/3 del suo peso, ovvero 200g.
 
Quindi le proporzioni che ho sono queste:
 
800g di lievito madre non rinfrescato
400g di farina manitoba
200g di acqua tiepida
 
Impasto fino ad ottenere un composto omogeneo ed elastico.
 
Prelevo 400g del mio lievito madre così rinfrescato, ne faccio un panetto e lo ripongo nuovamente nel mio contenitore di vetro, coperto con un canovaccio (dopo un paio di ore  - grossomodo alle 16, meglio ancora alle 18 - chiudo con il coperchio e lo rimetto in frigo).
 
Con il lievito madre rinfrescato che mi resta andrò a fare la mia focaccia: in una teglia antiaderente leggermente unta di olio evo vado a disporre metà del mio impasto allargandolo leggermente con le mani, in modo che copra tutto il fondo della teglia. Farcisco con il cotto, la mozzarella passita tagliata a fette abbastanza sottili e copro il tutto con l'altra metà dell'impasto, sigillando bene i bordi.
 
Con la pellicola copro la mia teglia, badando che sia ben tesa e distante quindi dall'impasto per evitare che ci si appiccichi. Lascio riposare il mio impasto così coperto per 4-5 ore.
 
Trascorse le ore di riposo accendiamo il forno e prepariamo l'emulsione di olio e acqua in parti uguali. Togliamo la pellicola e cospargiamo la superficie della focaccia con l'emulsione e saliamo. Quindi cuociamo in forno preriscaldato a 180° per 25-30 minuti, ovvero fin quando sarà dorata.
 
Io ho utilizzato il cotto, ma possiamo utilizzare qualsiasi cosa: patate e broccoletti, spinaci e ricotta, speck e gorgonzola... chi più ne ha più ne metta!
 

martedì 18 marzo 2014

PANE INTEGRALE CON LA PASTA MADRE, SULLE ORME DI NONNA FEDORA

Spesso ripercorro le orme di mia nonna Fedora, arrivata in Abruzzo dalla Calabria, insieme alle sue quattro sorelle, aveva incontrato Valentino, un muratore che lavorava nei cantieri a Roma e quando tornava al paese lavorava la sua terra, dove aveva piantato ortaggi, verdure, meli, peri e noccioli.
 
Si erano sposati e avevano avuto sei figli, cinque femmine e un maschio: Anna, Luisa, Lugina, Pasquale, Marcella e Maura.
 
I miei nonni Fedora nel cerchietto a sinistra e Valentino a destra, il giorno del matrimonio della figlia maggiore, Anna
Vivevano in una casa modesta, composta di camera e cucina, in una frazione a circa 30 chilometri da L'Aquila, dove non c'era ne' la farmacia ne' l'ufficio delle poste. C'era un piccolo negozio di alimentari, una stanza adibita a scuola elementare e il forno comunale, dove una volta a settimana nonna Fedora portava a cuocere i suoi filoni di pane: impastava la mattina prestissimo, sempre prima dell'alba, da sola, perchè non voleva "i citeri" - i bambini - intorno.
Lasciava lievitare l'impasto sufficiente a fare cinque o sei filoni nella madia, coperto con un telo di cotone pulito sul quale adagiava una vecchia coperta di lana. Quando i filoni, che aveva formato e sistemato su una tavola di legno lunga quasi due metri, dopo la lievitazione erano pronti per la cottura chiedeva l'aiuto di Luigina (la mia mamma), che era la più alta delle cinque figlie, e insieme trasportavano sulla testa, da casa fino al forno, la tavola con il pane da cuocere. Alla fornaia doveva pagare qualche lira o lasciarle come pagamento uno dei filoni, ma siccome la farina era un bene prezioso, farli costava fatica e le bocche in casa erano otto, non pagava mai in "natura".

Il pane di nonna Fedora era quello scuro, fatto con la farina integrale e con il sale aggiunto all'impasto: il pane tipico de l'Aquila.
Prima di andare a casa di mia madre a trovarla, mia nonna chiamava e per telefono le diceva: "Non ti offendere, ma il pane me lo porto da casa, che lì non lo sanno proprio fare". Non che il pane a Rieti non sia buono, ma a differenza di quello abruzzese non ha sale nell'impasto, e si mantiene fresco mooolto di meno.

Quando si parla del  buon pane di una volta spesso ci sembra solo una frase fatta, ma quando si gusta la differenza tra un pane tradizionale e un pane gommoso, che secca in poche ore, ci si accorge che quella frase non è per niente retorica.

Il pane di una volta a l'Aquila era fatto con farina quasi integrale o integrale, macinata di fresco o da pochi giorni, con lievito naturale a pasta acida e quindi a lievitazione lenta, in modo tale da permettere una completa trasformazione delle proteine in aminoacidi, con lo sviluppo di alcuni acidi secondari in grado di ampliare la gamma delle sensazioni gustative e di mantenere una consistenza ed una fragranza ottimale della pasta. Poi, la cottura lenta al forno a legna e l’utilizzo di varietà di grano locali o di farine miste e cioè con cereali diversi, faceva il resto. Il risultato era un pane fragrante che ti "riempiva la bocca", morbido, sostanzioso e quindi ne bastava poco per saziare; pieno di sapore e serbevole per diverse settimane.
 
In Abruzzo esistono tante varietà di pane. Nella zona montana dell'Aquila i tipi più diffusi sono quello integrale (o scuro), semi integrale (o semi scuro) e quello con le patate. Oggi si trovano gli stessi tipi di pane di una volta, ma, quasi nessuno utilizza il lievito naturale, né le farine macinate fresche, e il prodotto ne perde.
 

Per preparare questo pane ho cercato di seguire le orme di mia nonna, la quale, come vi raccontavo anche nel post sulla focaccia con il lievito madre, utilizzava già questa "tecnica" - chiamiamola così -  di lievitazione, pur non conoscendo le caratteristiche chimiche della lievitazione acida rispetto a quella fatta con il lievito di birra. Ho utilizzato inoltre l'acqua de L'Aquila e la farina integrale. L'unica differenza, forse, rispetto a quello di nonna Fedora, è che io non sono dovuta andare a cuocerlo nel forno comunale, ma ho potuto farlo comodamente a casa. ^_^

E' stato il pranzo mio e di Ale sabato scorso, mentre eravamo andati a fare una "gita fuori porta" al lago di Campotosto: un panino con due fette di mortadella appena tagliata tra due fette di questo meraviglioso pane... poesia pura!


Pane integrale con lievito madre
adattata dal blog Pan di pane
 

per il prefermento

120g di lm solido
130g di acqua
110g di farina integrale

per il pane

300g di di prefermento (come sopra)
400g di farina integrale
200g di acqua di rubinetto fredda
1 cucchiaino di zucchero
12g di sale

Il giorno prima, rinfrescate, come d'abitudine, il vostro lievito (se volete approfondire l'argomento lievito madre e cosa si intende per rinfresco, vi rimando a questo post, dove troverete tutto).
24 ore dopo il rinfresco, prelevate la quantità che vi occorre per panificare, nel mio caso 120 grammi, quindi lasciatelo a temperatura ambiente in modo che i batteri si riattivino.


Preparare il prefermento almeno 10-12 ore prima, impastando il lm solido con l'acqua e la farina integrale, coprendo poi la ciotola con pellicola per alimenti e riponendolo in un luogo tiepido, al riparo dagli spifferi. Trascorse le 12 ore, dovreste avere un prefermento come questo, bello attivo, pronto per essere trasformato in pane. Ecco il mio dopo 15 ore.


Sciogliete nell'acqua dell'impasto lo zucchero e il prefermento. Aggiungere a pioggia la farina alla quale avrete mescolato il sale, e amalgamate per un paio di minuti, fino a che il liquido non sarà assorbito tutto completamente.


Lasciare riposare a campana (ovvero appoggiato sul piano di lavoro coprendo l'impasto con una ciotola capovolta) per circa 40 minuti.

Fare due serie di "pieghe a tre" a distanza di 30 minuti l'una dall'altra, allargando con le dita l'impasto a forma di quadrato e ripiegando i lati verso la parte centrale dell'impasto come se stessimo piegando una lettera, prima in una direzione poi nell'altra.
Lasciare riposare ancora 30 minuti e dare la forma alla pagnotta con una piega a fazzoletto ( allargare delicatamente l'impasto come fosse un quadrato, riportare i 4 angoli verso il centro, si formeranno altri 4 angoli, riportate anche quelli al centro unendoli assieme come per chiudere il fazzoletto).


 
Prendere un cestino o una ciotola, foderarli con un canovaccio, - operazione che ho dimenticato di fare - spolverare con abbondante semola e mettervi la forma a lievitare con la chiusura rivolta verso l'alto. Coprire con un canovaccio per non far asciugare l'impasto e fare riposare finché avrà raggiunto il giusto volume: dovrà raddoppiare, a quel punto sarà pronto per il forno.
Possono servire 5-7 ore dall'inizio dell'impasto. Ecco come si presentava il mio pane prima e dopo la lievitazione (dopo 5 ore dalle pieghe).


Ribaltare la ciotola con l'impasto sulla placca che avrete cosparso di semola rimacinata, massaggiate l'impasto con una mano per distribuire bene la farina rimasta attaccata in eccedenza.
Eseguire i tagli con una lametta ed infornare in forno già ben caldo a 240°C , dove avrete lasciato una teglia metallica (ormai rovente) per generare il vapore: per fare ciò gettate sopra la teglia un mezzo bicchiere d'acqua e chiudete lo sportello del forno.
La cottura totale è di un'ora.
Dopo 15-20 minuti abbassate la temperatura a 220°C.
Dopo altri 20 minuti abbassare a 200°C e a 10 minuti dalla fine create lo spiffero (bloccando lo sportello del forno con un cucchiaio di legno) per far fuori uscire il vapore e l'umidità.

Una volta sfornato far raffreddare su una gratella metallica.


 Tagliare a completo raffreddamento.
 
 

sabato 15 marzo 2014

STREET SWEET: GAUFRES DE LIEGE

Le Gaufres de Liege, localmente chiamate gaufres au sucre, sono una specialità belga, della città di Liegi.
 
Rispetto alle gaufres classiche o waffels, l'impasto per le gaufres de Liège è fatto con lievito di birra, cannella, e incorporando, prima dell'ultima lievitazione, zucchero perlato - o in granella. Tradizionalmente, nella forma, non presenta angoli, ed è cotta su un ferro a 24 buchi; si consuma fredda o tiepida se mangiata appena fatta presso uno dei tanti chioschetti che le preparano - in Belgio o in Francia, ça va sans dire.
 
In cottura, lo zucchero perlato di scioglie, caramellando e creando una splendida crosticina... una vera delizia che unisce il buono di un lievitato con l'immediatezza da street food, anzi street sweet.
Causano, dipendenza.. sappiatelo!
 
Gaufres de Liege
ricetta da Il Cavoletto di Bruxelles
 
 
300 g di farina
1 cucchiaino di lievito secco di birra (o 20 gr di lievito fresco)
60 g di burro
2 bustine di vanillina (io 1.5 g di estratto di vaniglia naturale)
2 cucchiai rasi di zucchero
1 pizzico di sale
100 g di granella di zucchero
 
Fate intiepidire un paio di cucchiai di latte e fatevi rinvenire il lievito.
Mescolare farina e il lievito sciolto, aggiungendo poi anche gli altri ingredienti secchi, tranne lo zucchero in granella. Lavorare e se necessario aggiungere un po’ di latte.
Formare una palla e far riposare mezz’ora in una ciotola coperta da pellicola alimentare.
Al termine aggiungere all’impasto il burro “ramolli mais non fondu” (quindi a temperatura ambiente e ben morbido) e rilavorare il tutto (a questo punto potreste aver bisogno di aggiungere della farina, 2-3 cucchiai, per ottenere una pasta ben lavorabile e elastica).
 
Formate dei panetti – circa 8 – e rotolateli nello zucchero in granella facendo aderire bene e magari facendo entrare qualche cristallo; quindi fate riposare coperto a lievitare per circa un’ora.
 
 
Cuocere nell’apposito ferro ben caldo fino a doratura. Mangiate! :)

martedì 11 marzo 2014

VOGLIA DI ESTATE: BOUNTY HOME MADE

Il freddo quest'anno mi ha proprio stufato.
Ecco, l'ho detto!
 
Solitamente l'inverno non mi dispiace, perché mi da la possibilità di dedicarmi alla casa, allo studio, alle mie passioni (ndr. cucinare ^_^), agli affetti, a una tazza di tè fumante mentre fuori piove, a un buon libro accoccolata sul divano sotto la copertina..

Ma quest'anno non vedo l'ora che la temperatura esterna inizi a salire, per mettere via i maglioni, le sciarpe e i cappotti.
Sarà che abbiamo in progetto di tornare in Egitto in vacanza, e quindi non vedo l'ora che arrivi l'estate, sarà che ho bisogno di una ventata d'aria nuova sotto diversi punti di vista.. non lo so.

Fortunatamente l'ingegno non mi manca, e quando qualche settimana fa ho ricevuto dei prodotti straordinari dalla Fabbri, è scattata una molla dentro la mia testa. Il tempo di prendere un ingrediente che non avevo, e via in cucina a preparare una ricetta per scacciare il freddo e attirare su di noi delle temperature più miti, anche solo con l'immaginazione.
 
Generalmente evito le schifezze, ma se è vero che si vive una volta sola, almeno non voglio andarmene senza aver provato a riprodurre questo snack che troviamo sempre nei distributori automatici a scuola, in ufficio, all'università ecc. Il Bounty è sempre stato uno dei miei preferiti: adoro il cocco. Se utilizzate poi come ho fatto io il cioccolato Kroccant, è veramente un gioco da ragazzi!
Inoltre, la farina di cocco è naturalmente senza glutine, il cioccolato Kroccant, anche, quindi questa ricetta è adatta a tutti: un motivo in più per prepararla no?
 
Bounty home made
 
 
250g di farina di cocco
120g di panna fresca
70g di zucchero
30g di burro
 
Kroccant Fabbri (oppure cioccolato fondente) q.b.
 
In una casseruola media mettete a scaldare la panna e il burro. Quando quest'ultimo sarà totalmente sciolto aggiungete lo zucchero e la farina di cocco, mescolando finchè questa avrà assorbito tutto il liquido.
 
Trasferite il composto in una terrina e lasciate raffreddare.
Quando il tutto sarà quasi freddo, formate delle palline, un po' ovali, pressandole bene, fino ad esaurimento del composto, quindi trasferitele sul un piatto e mettete in frigo per 30 minuti a raffreddare.
 
Quando le palline saranno ben fredde, potrete lavorarle più facilmente e sarete in grado di dargli una forma più "squadrata". Una volta che tutte le barrette saranno formate, mettete in freezer per una decina di minuti.
 
 
Nel frattempo preparate il cioccolato. Fate scaldare dell'acqua in un pentolino; quando sarà bollente spegnete il fuoco e adagiate sul fondo il barattolino del cioccolato Kroccant aspettando che il prodotto all'interno sia tornato liquido. Se non l'avete, potete utilizzare del cioccolato fondente sciolto a bagnomaria - indicativamente ve ne occorreranno circa 200g.
 
Quando il cioccolatò sarà pronto tirate fuori la barrette dal freezer e adagiatele su una gratella sistemata sopra una ciotola (in questo modo potrete recuperare l'eccesso di cioccolato). Colate il cioccolato su ogni barretta: il bello del Kroccant è che solidificherà all'istante reagendo con il freddo.
 
 
Una volta che la superficie è asciutta, potete bagnare anche la parte sottostante delle barrette nel cioccolato e lasciarlo rapprendere poggiandole su una teglia e trasferendo il tutto in frigo per 15 minuti.
 
Mangiate in compagnia, pregustando il sapore dell'estate che verrà!
 
 

sabato 8 marzo 2014

PAVLOVA AI LAMPONI PER UNLAMPONELCUORE

Oggi, 8 marzo, è il giorno dedicato alla festa della donna.
Si regalano mimose, fiori, piantine, cioccolatini, semplici bigliettini e piccoli cadeau.

Io, da brava foodblogger, invece, vi regalo una ricetta: una ricetta dalle donne per le donne, per rendere loro omaggio, ribadendo a chiare lettere ciò che significa essere donna, alla forza, alla determinazione, alla fragilità, alla dolcezza..
 
La mia ricetta si aggiunge a quelle di molte altre e altri, che a partire da un'iniziativa di Anna Maria Pellegrino autrice del blog "La cucina di qb", si sono uniti per dare voce a un progetto. Anna Maria, durante la sfida dello scorso mese del MTChallenge sugli strudel, ha presentato una proposta accompagnata dalla storia di un gruppo di donne della Bosnia Erzegovina che ha lasciato a tutti uno spunto su cui riflettere. Da li ad organizzarci per dare vita a un'iniziativa che ci riunisse sotto il nome di "Unlamponelcuore" il passo è stato breve.
 
 
Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a Unlamponelcuore" intendono far conoscere il progetto "lamponi di pace" della Cooperativa Agricola Insieme, nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi.
Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo circa dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell'antica coltura dei lamponi e sull'organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull'aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall'inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola "ritorno" nella scelta del "restare".
 
 
Pavlova ai lamponi per "unlamponelcuore"
 

per la meringa italiana
 
185g di zucchero semolato *1
50g di acqua
110g di albumi a temperatura ambiente
35g di zucchero semolato *2
 
per la farcitura
 
500g di lamponi freschi
400g di panna fresca da montare
 
 Per preparare la meringa italiana iniziate con il mettere lo zucchero semolato (*1 - quindi i 185g) in una pentolina insieme all'acqua, mescolate per far si che tutto lo zucchero sia bagnato, quindi ponete sul fuoco medio, senza mai mescolare. Dovrete portare lo sciroppo fino alla temperatura di 121° centigradi.
 
Mentre lo sciroppo raggiunge la temperatura montate nella planetaria con la frusta montate a neve ferma gli albumi con lo zucchero semolato (*2 - ovvero 35g).

Non appena lo sciroppo di zucchero è a temperatura, con la planetaria in azione alla massima velocità, versatelo a filo negli albumi montati e lasciatelo incorporare (versate lo sciroppo sugli albumi, facendolo cadere al lato della ciotola, e non sulla frusta, poiché verrebbe "schizzato" sulle pareti della ciotola e si raffredderebbe immediatamente senza cadere quindi nella meringa).
 
Dovrete a questo punto lasciar montare la meringa finchè la ciotola della planetaria non sarà fredda (ci vorranno circa 10 minuti).
La meringa è pronta quando forma questi picchi che non si muovono:


A questo punto potete trasferire la meringa in una sac à poche in cui avrete predisposto una bocchetta tonda liscia.
Preriscaldate il forno a 110°, e preparate due teglie coprendole con della carta forno.
Se siete abbastanza in confidenza con la sac à poche potete andare a mano libera, altrimenti, sul retro di ogni foglio, tracciate con la matita dei cerchi (del diametro di un bicchiere da 250 ml) che vi faranno da linee guida, a 3 cm circa l'uno dall'altro. In alternativa, se volete fare un'unica pavlova dovrete disegnare nel retro della carta forno un cerchio del diametro di un piatto piano. 
 
Iniziate disegnando il contorno del cerchio con la meringa, quindi riempite ogni cerchio con dei cerchi concentrici fino ad avere dei dischi "pieni" (chiedo venia, ma non ho pensato a fare un passo-passo fotografico, ad ogni modo spiegarlo a parole è molto più complesso di quanto non lo sia nella realtà).
 
Quando avrete formato il disco della base, dovrete ripassare il bordo di ogni disco, creando un paio di anelli di meringa sopra di esso, sempre tenendovi solo sul bordo esterno: dovrete costruire una specie di "muretto" in grado di contenere il ripieno. 
 
Infornate e tenete lo sportello del forno socchiuso aiutandovi con il manico di un cucchiaio di legno. Cuocete per 45 minuti, quindi spegnete il forno, chiudete lo sportello e non sfornate prima che il forno sia completamente freddo (è un trucchetto che ho imparato per non far scurire le meringhe).
 
Quindi sfornate le basi e staccatele delicatissimamente dalla carta forno.
Poco prima di servire montate la panna - che vi consiglio di non zuccherare -, e lavate e tamponate delicatamente i lamponi con della carta da cucina, quindi procedete ad assemblare le vostre pavlove: riempite ogni cavità con la panna montata, quindi adagiate sopra di essa i lamponi.


Di seguito dove si possono trovare i prodotti della Cooperativa Agricola Insieme:

- sono distribuiti da Coop-Adriatica* e NordEst quindi si trovano più facilmente nel Veneto, Friuli Venezia Giulia, parte dell'Emilia e della Lombardia al confinte.
- sono distribuiti anche da Altromercato e dal commercio equosolidale e dal loro sito (altromercato.it) è possibile, tramite anche una richiesta via email, ottenere i punti vendita;
- nel milanese vengono distribuito da MioBio (http://www.mio-bio.it/), un gas molto attivo;
- Rada Zarcovick, la responsabile della cooperativa, sta prendendo accordi con le Coop che si occupano dei punti vendita della Lombardia e della Toscana per poter distribuire anche in queste zone i loro prodotti

* per quanto riguarda Coop Adriatica le confetture dei frutti della pace è in assortimento solo nel canale iper:
ADRIATICA BOLOGNA IPER BORGO
ADRIATICA BOLOGNA NOVA
ADRIATICA BOLOGNA LAME
ADRIATICA VENETO SAN DONA'
ADRIATICA VENETO SCHIO
ADRIATICA VENETO CONEGLIANO
ADRIATICA VENETO VIGONZA
ADRIATICA ROMAGNA IMOLA
ADRIATICA ROMAGNA RIMINI
ADRIATICA ROMAGNA LUGO
ADRIATICA ROMAGNA FAENZA
ADRIATICA ROMAGNA RAVENNA
ADRIATICA MARCHE PESARO
ADRIATICA MARCHE CESANO
ADRIATICA ABRUZZO SAN BENEDETTO
ADRIATICA ABRUZZO CHIETI
ADRIATICA ABRUZZO ASCOLI

Chi ne parla?

http://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/cultura/2014/03/05/Italia-Bosnia-food-blogger-sostegno-donne-Bratunac_10185089.html

http://www.gamberorosso.it/news/item/1019237-donne-dolci-solidarieta-e-300-foodblogger-per-l-8-marzo-unlamponenelcuore-a-sostegno-della-cooperativa-agricola-insieme

http://www.cavoloverde.it/public/articoli/eventi/dettaglio_articolo.asp?id=1936

http://www.lazionauta.it/lamponi-di-pace/

http://www.argacampania.it/articolo4.asp?id=9887

http://www.santalessandro.org/2014/03/lamponi-la-bosnia/

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